Immaginati di essere una donna in avanti con gli anni dell'anno zero, in Giudea. La cultura dove sei nata vuole che, se non riesci ad avere un bambino, quello significa che in te “c'è qualcosa che non va”: sei sterile, e ciò rappresenta un giudizio divino sulla tua vita, su ciò che hai fatto, su come ti stai comportando. Anche se di fuori puoi sembrare a tutti la migliore persona del mondo, nel segreto l'hai combinata grossa, e Dio ti ha punito. Per il mondo ora sei “la sterile”. E' un giudizio. Definitivo.
Immagina ora di essere una quasi adolescente del medesimo anno zero. Hai da poco iniziato ad avere il ciclo: sei fidanzata e stai per sposarti ma, come vuole la legge, non ti azzardi neppure a pensare di andare a letto prima del matrimonio col tuo fidanzato: Dio ha detto
“Non commettere adulterio” (Esodo 20:14)
e quello contempla anche il sesso prima del matrimonio. Lo scrittore di Ebrei dirà più tardi :
“Rispettate il matrimonio e siate fedeli, perché Dio sicuramente punirà gli immorali e gli adulteri.” (Ebrei 13:4).
Se hai un figlio prima del matrimonio, il popolo di giudicherà. La tua vita sarà macchiata. Per sempre.
Eppure la mancanza di un figlio dovrebbe essere compatita, non giudicata, come l'arrivo di un figlio, in qualsiasi stato civile una si trovi, sposata o meno, dovrebbe essere una gioia, non un problema.
Dio, come sempre, decide di essere differente. Differente dalle sue creature. Fare l'opposto. A colei che è sterile e in avanti con gli anni, darà un figlio come premio alla sua fedeltà ed a quella di suo marito, poiché servono nel tempio e credono nelle sue promesse. A colei che è appena sbocciata alla fertilità darà un figlio, come premio alla sua verginità, al fatto di non seguire l'andazzo del mondo che vede molte “starci attente”, ed avere rapporti con il fidanzato senza rimanere incinte; la premierà, poiché lei obbedisce alle sue leggi.
Un bambino, all'epoca di Elisabetta e Maria, era un premio; comunque la si veda. Voleva dire avere sostegno in casa, due braccia in più per aiutare, ed una vecchiaia sicura; quando non sarai capace di fare più nulla da te, tuo figlio ti sosterrà.
E noi? Ci meritiamo un bambino? Ci meritiamo un figlio? Ci meritiamo che il mondo non ci veda più come “sterili”? Ci meritiamo il premio per la nostra fedeltà, per il nostro servizio? O per la nostra obbedienza?
Dio, come sempre, decide di essere differente, di non punirci della nostra sterilità di animo, delle nostre varie infedeltà, di tutte le volte che ci ha chiamato a servirlo ed abbiamo detto di no. E di tutte le nostre disobbedienze. Piccole o grandi che siano. Il profeta Daniele dice che
“...non abbiamo implorato il favore del Signore, del nostro Dio. Non ci siamo ritirati dalla nostra iniquità e non siamo stati attenti alla sua verità.” (Daniele 9:13).
Eppure
“...un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle. (Isaia 9:5” E “Il suo potere si fonderà sul diritto e sulla giustizia per sempre.” (Isaia 9:6 b TILC).
Dio decide di fare in una maniera differente. E, anche se non ce lo siamo meritati, manda un bambino, per salvarci da noi stessi.
"Vedi, ogni promessa di Dio si avvera sicuramente!" (Luca 1:37 PV)
DOMANDE PER TE
» Come giudichi da 1 a 10 la tua obbedienza ai comandamenti e alle richieste di Dio?
» Come testimonierai di quel bambino in questo Natale alle persone che si sentono “giuste” anche senza di lui?
» Cosa devi fare di concreto nella tua vita attuale per dimostrare gratitudine a Dio perché ha deciso di fare in maniera differente?
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