sabato 18 dicembre 2021

GIORNO 21 DI AVVENTO – UN RE CHE SERVE

“Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace,  per dare incremento all'impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti.” (Isaia 9:5-6)

Ciò che si attendevano gli ebrei attorno all'anno zero era un re-condottiero, che sapesse guidare un esercito per sgominare gli invasori, così come aveva fatto Davide ed altri re di Giuda e di Israele. 

Ma ormai l'attesa era diventata insopportabilmente lunga. Da  587 anni attendevano il riscatto, da quando Giuda, dopo Israele, era stato deportato a Babilonia. Da  536 anni bramavano un nuovo re, da quando erano tornati a Gerusalemme da Babilonia. Durante la prigionia molti profeti avevano prefigurato l'arrivo di colui che li avrebbe riscattati... Ma non se ne vedeva traccia. E, intanto, i Romani dominavano il paese.

Il re che nasceva quella notte del primo Natale non sarebbe stato né un condottiero, né uno stratega, né un politico, ma un “Emmanuele”, un “Dio con noi”. E il popolo che pure l'aveva acclamato come re al suo ingresso a Gerusalemme, lo vedrà sconfitto.

“Pilato fece pure un’iscrizione e la pose sulla croce. V’era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».” (Giovanni 19:19) 

Quel cartello, posto sulla testa di Gesù come somma offesa, stava a significare: “Ecco! Guardate! Questo è il vostro re:  un re straccione,  un re sconfitto. Questo è il vostro re, discepoli del Nazareno. Questo è il vostro modello, sudditi del Regno di Dio.”.

Ma, quello che Dio mandava a Natale, era esattamente ciò di cui aveva bisogno il suo popolo. Non avevamo bisogno di un condottiero, ma di un medico. Non avevamo bisogno di uno stratega, ma di una spalla su cui piangere. Non avevamo bisogno di un politico, ma di un avvocato che ci difendesse davanti al Padre, che prendesse le nostra parte. 

Un re che, sconfitto per amore, manifestasse la sua grandezza nell’amore e nel perdono. E Gesù, – lui sì davvero re di chi lo riconosce!– si mette in gioco, si scopre, si svela, si consegna,  scende a Natale  per non essere più  nascosto, misterioso, ma essere un “Dio con noi”. Un Dio che accoglie, e che sfama. Un re che non viene servito, ma che serve.

In Valle d'Aosta esiste un ostello che fu costruito per accogliere  gli ultimi, sfamarli, ed amarli: il monaco che lo costruì pose all'ingresso questa scritta:  “Hic Christus adoratur et pascitur”. “Qui Cristo è adorato e sfamato”. 

“Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito?  Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?” E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me”. ” (Matteo 25:37-45)

Adorare e sfamare debbono essere i due polmoni della nostra fede. La regalità di Cristo, oggi, si manifesta nei nostri gesti. Cristo è Signore se sapremo sempre di più amare i fratelli, partecipare loro della nostra fede. Farli partecipi del fatto che la festa , a Natale, non è per Gesù che viene, ma per noi che lo riceviamo.

DOMANDE PER TE

» Quali sono le caratteristiche che, secondo te, deve avere un buon governante? Trovi che ci sia nessuno che le rispecchi in questo momento nel mondo?

» C'è mai stato nella tua vita, un periodo in cui hai atteso qualcuno o qualcosa che ti facesse “vincere”? Quanto è stato lungo? Quanto è stato duro?

» Conosci qualche “ultimo” di questo mondo che ha bisogno in questo Natale di ricevere Gesù attraverso dei gesti d'amore?

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